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A review by frahorus
Solaris by Stanisław Lem
5.0
Capolavoro in assoluto della fantascienza filosofica.
Era il 1961 quando lo scrittore, filosofo e scienziato Stanislaw Lem pubblicò Solaris. La vasta cultura dell’Autore, candidato al premio Nobel, traspare in ogni riga, e il romanzo rimane attuale come ogni classico che si rispetti. La solida preparazione scientifica rende credibili le dispute accademiche, le rappresentazioni degli ambienti, delle apparecchiature e degli strumenti. Gli eventi sono narrati con toni minimalisti, senza indugiare su dettagli superflui che a distanza di anni potrebbero apparire sorpassati o involontariamente comici. Le previsioni sul futuro della conquista dello spazio sono verosimili; addirittura si prefigurano stazioni spaziali, videotelefoni, elenchi telematici simili a pagine di internet. I dibattiti accademici, i problemi tecnici, le aspettative della gente riguardo la colonizzazione di Solaris sono analoghi a quelli che oggi interessano la conquista di Marte.
Le vicende che si svolgono sul pianeta Solaris sono tuttavia un pretesto o un mezzo per far riflettere su temi filosofici. Fin dalle prime pagine il lettore viene immerso in un’atmosfera opprimente e cupa; razzi e astronavi attraversano lo spazio, si accenna alla colonizzazione della galassia eppure la mente umana e le sue imprevedibili reazioni rimangono un mistero insondabile.
I resoconti delle esplorazioni e delle teorie sviluppate nel corso dei decenni possono apparire lenti, forse noiosi, ma sono necessari per fornire verosimiglianza e sottolineare il clima cupo che grava sugli astronauti
Stupefacente, a dir poco, è la descrizione della superficie fluida e delle formazioni di plasma pulsante che animano l’oceano vivente.
Solaris, come si sarà intuito, non è un libro facile. La lettura è leggermente compromessa da una traduzione non proprio agile, costantemente in bilico tra l’arditezza e l’approssimazione. Ma l’atmosfera estraniante – alienante – non ne risente, riuscendo forse proprio amplificata da certi accostamenti di termini in grado di evocare immagini e suggestioni ataviche. Per ammissione del suo autore, dopotutto, questo è forse il suo romanzo più inspiegabile, prodotto di un autentico processo inconscio. La tematica del rapporto tra la scienza e la tecnologia, e tra la tecnologia e la conoscenza, l’indagine dei meccanismi sottesi ai processi cognitivi sono, come già accennato, i motivi ricorrenti della produzione di Lem. In questo caso la speculazione è approfondita dall’esame dei risvolti psicologici di una situazione ai confini della comprensibilità e dell’umana tolleranza. La precarietà della condizione umana, l’incomunicabilità e l’esilità dei rapporti trapelano dalle pagine e le elevano ad un livello di universalità ineccepibile. E l’ossessione per il doppio, per il riflesso della realtà, anticipa di un decennio la lezione dickiana.