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A review by momotan
Il giardino dei Finzi-Contini by Giorgio Bassani
4.0
Ho affrontato questo libro senza saperne praticamente niente, a parte che il titolo non mi era sconosciuto e che era in qualche modo un "classico" da leggere.
Ho scoperto così la Ferrara degli anni fascisti, assieme a un gruppo di ragazzi dell'alta borghesia ebraica. Ragazzi che vivono le loro vite normalmente, malgrado il fascismo dilagante, le leggi razziali e le restrizioni che poco a poco li colpiscono.
Il protagonista che studia lettere, prepara la tesi e sogna un futuro da scrittore; il ricco e svogliato Alberto, che per certi versi sembra quasi precorrere i futuri giovani decadenti dell'America di Fitzgerald; Micol, la bella Micol che diventa poco a poco l'ossessione del protagonista, che invece frequenta l'università a Venezia, colleziona ampolline di vetro e preferisce il passato al presente.
A unire tutti loro e altri coetanei, il tennis, praticato nel campo della loro villa quando gli ebrei vengono espulsi dal circolo locale.
La politica, le leggi razziali, il fascismo e l'oppressione degli ebrei restano sempre sullo sfondo, opprimenti e minacciose ma mai al punto da dominare la scena: fungono da sfondo, da motori scatenanti e da intermezzi, ma la scena viene sempre lasciata a questioni più comuni: il sentimento del protagonista per Micol, la curiosità che diviene conoscenza, l'amicizia che diviene amore e poi ossessione, e soprattutto a senso unico; la gelosia, l'ira, l'irrazionalità e le accuse, i melodrammi.
Tutto molto bello, ben scritto, e con cui ci si può immedesimare in qualche misura anche adesso.
Ma ammetto che leggere le scene in cui l'autore si fionda sull'amica per baciarla, anche quando lei più e più volte gli dice di non farlo, nel 2022 lascia una sensazione amara e fastidiosa che immagino non venisse nemmeno contemplata sessant'anni fa.
Ho adorato comunque questo spaccato di vita in un periodo in cui solitamente i libri mostrano ben altri aspetti della società. Qui invece si vedono ebrei addirittura compiacenti col fascismo, certi che tutto passerà e che non succederà niente di grave. Il minimizzare fino all'ultimo, così come era stato fatto in tanti altri luoghi prima del disastro, mentre poco a poco gli amici di prima diventavano estranei e la popolazione che un tempo ti era vicina ti voltava lentamente le spalle cercando di allontanarsi.
I sogni per il futuro, le discussioni con gli amici ebrei, con i gentili e con i parenti.
Dopo un inizio non brillante non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto.
Ho scoperto così la Ferrara degli anni fascisti, assieme a un gruppo di ragazzi dell'alta borghesia ebraica. Ragazzi che vivono le loro vite normalmente, malgrado il fascismo dilagante, le leggi razziali e le restrizioni che poco a poco li colpiscono.
Il protagonista che studia lettere, prepara la tesi e sogna un futuro da scrittore; il ricco e svogliato Alberto, che per certi versi sembra quasi precorrere i futuri giovani decadenti dell'America di Fitzgerald; Micol, la bella Micol che diventa poco a poco l'ossessione del protagonista, che invece frequenta l'università a Venezia, colleziona ampolline di vetro e preferisce il passato al presente.
A unire tutti loro e altri coetanei, il tennis, praticato nel campo della loro villa quando gli ebrei vengono espulsi dal circolo locale.
La politica, le leggi razziali, il fascismo e l'oppressione degli ebrei restano sempre sullo sfondo, opprimenti e minacciose ma mai al punto da dominare la scena: fungono da sfondo, da motori scatenanti e da intermezzi, ma la scena viene sempre lasciata a questioni più comuni: il sentimento del protagonista per Micol, la curiosità che diviene conoscenza, l'amicizia che diviene amore e poi ossessione, e soprattutto a senso unico; la gelosia, l'ira, l'irrazionalità e le accuse, i melodrammi.
Tutto molto bello, ben scritto, e con cui ci si può immedesimare in qualche misura anche adesso.
Ma ammetto che leggere le scene in cui l'autore si fionda sull'amica per baciarla, anche quando lei più e più volte gli dice di non farlo, nel 2022 lascia una sensazione amara e fastidiosa che immagino non venisse nemmeno contemplata sessant'anni fa.
Ho adorato comunque questo spaccato di vita in un periodo in cui solitamente i libri mostrano ben altri aspetti della società. Qui invece si vedono ebrei addirittura compiacenti col fascismo, certi che tutto passerà e che non succederà niente di grave. Il minimizzare fino all'ultimo, così come era stato fatto in tanti altri luoghi prima del disastro, mentre poco a poco gli amici di prima diventavano estranei e la popolazione che un tempo ti era vicina ti voltava lentamente le spalle cercando di allontanarsi.
I sogni per il futuro, le discussioni con gli amici ebrei, con i gentili e con i parenti.
Dopo un inizio non brillante non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto.