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A review by justjaqueline
The Road by Cormac McCarthy
5.0
4.5 *
The Road è la storia di un padre e di suo figlio che tentano di sopravvivere in un'America post-apocalittica. That's it. That's the book.
Se mi fossi dovuta basare sulle prime trenta/quaranta pagine del libro per scrivere una recensione, gli avrei dato forse una stella: non vengono fornite spiegazioni, nessun tipo di indizio per capire il contesto in cui i due protagonisti si muovono, le scene sono tutto sommato ripetitive e la punteggiatura è molto spartana. A metà del libro mi sono resa conto che, in realtà, quelli potevano essere considerati invece punti di forza (meno la punteggiatura, quella mi è rimasta comunque indigesta) e la mia percezione della storia è cambiata: è raccontata così, perché in nessun'altro modo poteva essere raccontata.
La mancanza di backstory, la ripetitività delle scene, il tutto mi ha trasmesso un senso di stanchezza enorme, una pesantezza infinita, quasi mi stessi davvero trascinando in una landa desolata senza confini; ed è per questo che ad ogni barlume di speranza mi riprendevo dallo sconforto e finivo per leggere un'altra pagina, e un'altra ancora, e un'altra ancora, finché il libro non è finito. La fine era prevedibile (anche se non proprio del tutto), ma non per questo deludente. Alla fine di speranza non ce n'era più. E poi ce n'era troppa, troppo tardi.
The Road è la storia di un padre e di suo figlio che tentano di sopravvivere in un'America post-apocalittica. That's it. That's the book.
Se mi fossi dovuta basare sulle prime trenta/quaranta pagine del libro per scrivere una recensione, gli avrei dato forse una stella: non vengono fornite spiegazioni, nessun tipo di indizio per capire il contesto in cui i due protagonisti si muovono, le scene sono tutto sommato ripetitive e la punteggiatura è molto spartana. A metà del libro mi sono resa conto che, in realtà, quelli potevano essere considerati invece punti di forza (meno la punteggiatura, quella mi è rimasta comunque indigesta) e la mia percezione della storia è cambiata: è raccontata così, perché in nessun'altro modo poteva essere raccontata.
La mancanza di backstory, la ripetitività delle scene, il tutto mi ha trasmesso un senso di stanchezza enorme, una pesantezza infinita, quasi mi stessi davvero trascinando in una landa desolata senza confini; ed è per questo che ad ogni barlume di speranza mi riprendevo dallo sconforto e finivo per leggere un'altra pagina, e un'altra ancora, e un'altra ancora, finché il libro non è finito. La fine era prevedibile (anche se non proprio del tutto), ma non per questo deludente. Alla fine di speranza non ce n'era più. E poi ce n'era troppa, troppo tardi.